Segnatura | Paris BnF fr. 12473 |
Sigla in uso nella disciplina | K (prov.) |
Struttura | Tra le tavole e il corpus poetico dell’unità codicologica principale (K) è stato inserito un duerno (K2), originariamente indipendente da essa. |
Datazione | Post 1290. Allo stato attuale degli studi, risulta impossibile stabilire quando le due unità codicologiche sono state rilegate insieme. |
Localizzazione | Veneto orientale. L’origine comune delle due unità codicologiche, prodotte indubbiamente dallo stesso scriptorium e nello stesso arco temporale, lascia presupporre che il loro accorpamento sia riconducibile allo stesso milieu. |
Numero di fogli | 199. A seguito dell’unione di K e K2, della caduta di due fogli in K (non segnalata dalla cartulazione, che dunque è a essa successiva) e del restauro del 1981, il codice conserva oggi 199 carte, cui si aggiungono due fogli di controguardia moderni, incollati nei piatti interni della coperta, e un foglio di guardia alla fine. |
Numerazione | Sono presenti due numerazioni: romana, di mano ignota, per le tavole incipitarie (I-IX) e per la seconda unità codicologica (X-XIII); araba, dovuta a Pietro Bembo, per la parte restante del codice (1-188, per 186 fogli effettivi). |
Fascicolazione | 12, 28, 34, 4-208, 2112, 22-268. Il codice oggi è composto da 26 fascicoli; i primi due, tuttavia, sono il risultato dello smembramento di un quinterno (cfr. Meliga 2001: 131-132), mentre il terzo rappresenta un’unità codicologica originariamente indipendente dal progetto iniziale. |
Legatura | La legatura, settecentesca, in marocchino rosso, presenta lo stemma di papa Clemente XII (in carica dal 1730 al 1750) e quello del bibliotecario e cardinale Angelo Maria Querini (vissuto tra il 1680 e il 1755). |
Indice dei testi | |
Storia | All’opera del copista che
ha trascritto tutto il corpo poetico del progetto originale del codice si
somma, in K, quella di due mani che,
nel Trecento, con una minuscola cancelleresca, hanno copiato, ai ff. 185v e
188v, originariamente bianchi, altri tre componimenti, oltre a una cobla di un testo già presente nel corpus. La stessa operazione
caratterizza il foglio XIIv di K2,
in cui una mano trecentesca ha copiato una cobla
anonima in una minuscola cancelleresca. Il codice presenta un numero considerevole di postille, in gran parte da attribuire al primo possessore noto del codice che, identificato in passato con Francesco Petrarca, è oggi individuato con certezza in Pietro Bembo. Suo figlio, Torquato, lo vendette al veneziano Alvise Mocenigo che, tramite Gianvincenzo Pinelli, lo lasciò a Fulvio Orsini, l'ultimo proprietario privato del manoscritto. Acquisito dalla Biblioteca vaticana grazie al cardinale Angelo Maria Querini, il codice entrò a far parte dei fondi della Bibliothèque nationale dopo il trattato di Campoformio (1797); restituito nel 1815 al governo pontificio, tornò immediatamente e definitivamente a Parigi, in qualità di dono. |
Link esterni | |
Bibliografia | Studi: Bertoni 1915, Canova Mariani 2008, Lachin 2008, Meliga 2001: 127-153. |
Responsabile scheda | Alessandro Bampa (creazione 30-1-2019; modifica 14-7-2022) |