ISSN 2974-508
Atlante della Letteratura del Veneto Medievale - Scheda manoscritto
SegnaturaParis BnF fr. 12473, ff. I-IX, 1-188
Sigla in uso nella disciplinaK (prov.)
StrutturaK è l’unità codicologica di Paris BNF fr. 12473, cui è stato unito il duerno siglato K2.
DatazionePost 1273 - ante 1298.
A partire dai testi traditi, il terminus post quem della confezione coincide con il 1273, anno della scarcerazione del trovatore veneziano Bartolomeo Zorzi, riferita anche dalla versione della sua vida trasmessa dal canzoniere. Per quanto riguarda il terminus ante quem, si osserva che il manoscritto è stato prodotto sicuramente prima di un altro canzoniere provenzale confezionato nello stesso scriptorium, I (Paris BNF fr. 854), definito in modo spesso semplificatorio suo «gemello»: rispetto a esso, K non trasmette il ciclo di sirventesi dedicati allo scontro tra Angioini e Aragonesi cominciato nel 1285, circostanza che permette di supporre, tra le confezioni dei due codici, uno scarto cronologico, che Meliga 2001: 129 quantifica in «una dozzina di anni».
Il rapporto con I consente di andare oltre questi primi appunti. La decorazione di quest’ultimo, infatti, è una rielaborazione di quella di K (cfr. Canova Mariani 2007: 63-65). Con maggiori dettagli, si rileva ancora che tale decorazione è molto vicina a quella di un testimone del Tresor di Brunetto Latini (Verona BC DVIII) che, proprio per questo motivo, è stato attribuito allo stesso atelier dal quale uscirono i due canzonieri provenzali: la legatura originale di questo codice, che risale con certezza a un periodo compreso tra il 1290 e il 1298 (cfr. Cortese 2002: 7-21), ha consentito a Canova Mariani 2007: 65-7 di datare anche l'apparato figurativo di IK all'ultimo decennio del Duecento.
LocalizzazioneVenezia.
L'ipotesi di una collocazione genericamente italiana della confezione del manoscritto, così come di quella del canzoniere trobadorico Paris BNF fr. 854, è stata puntualizzata gradualmente fino a delimitare l'area di interesse al Veneto (cfr. Meliga 2001: 129). Dopo l'attribuzione dei due testimoni della lirica trobadorica a un atelier localizzato tra Padova e Monselice (avanzata da Folena 1976: 12-13 sulla base di un confronto tra le loro miniature e quelle di alcuni manoscritti prodotti entro la fine del Duecento), la questione è stata oggetto di riflessione approfondita soprattutto da parte degli storici della miniatura (cfr. da ultimi Gousset 2006 e Canova Mariani 2007), che si sono concentrati con particolare attenzione sulla vicinanza tra l'apparato iconografico dei due canzonieri e quello di una delle copie del Tresor di Brunetto Latini (Verona BC DVIII): resa possibile anche dalle analisi della sua legatura originale (cfr. Cortese 2002: 7-21) e della scripta del copista (cfr. Zinelli 2007: 17-37), l'assegnazione della sua confezione a un atelier veneziano ha consentito di attribuire alla stessa bottega anche le due sillogi trobadoriche.
MateriaMembranaceo.
Numero di fogli195.
Tra i ff. 135 e 138 due fogli sono stati tagliati. La cartulazione non segnala tale perdita e, quindi, è a essa successiva.
Fascicolazione12, 2-198, 2012, 21-258.
I  primi due fascicoli sono il risultato dello smembramento di un quinterno (cfr. Meliga 2001: 131-132).
Sono presenti i richiami di fascicolo, con due sole eccezioni. Cfr. per i dettagli Meliga 2001: 133-136.
Con l'eccezione di quello destinato alla chiusura dei singoli fascicoli, lasciato sempre bianco, il verso dei fogli riporta, al centro del margine superiore, con inchiostro rosso e blu, la numerazione romana dei fascicoli; ogni recto invece presenta, in rosso, l'abbreviazione Q per «quaternus» (il primo recto del fascicolo unisce le due indicazioni usando sia il rosso sia il blu).
Dimensioni338 x 232 mm. Non sono rinvenibili rifilature.
Mise en page26 [232] 85 x 20 [72 (15) 72] 54, rr. 50 / ll. 50
numero colonne: 2
margine superiore: 26 mm
altezza specchio di scrittura: 232 mm
margine inferiore: 85 mm
margine interno: 20 mm
larghezza specchio di scrittura: 159 mm [colonna: 72 mm; intercolumnio: 15 mm; colonna: 72 mm]
margine esterno: 54 mm
numero righi: 50; numero linee: 50
Il codice trascrive i testi sempre come prosa, in due colonne, con l'eccezione del quinterno originario iniziale (che reca le tavole incipitarie disponendole su un totale di sei colonne) e del f. 35 (che copia l’ensenhamen di Arnaut de Maruelh su tre colonne nel recto e su quattro nel verso). I versi sono separati da punti metrici, le coblas presentano invece distinzione a capo. Queste misure sono valide per tutto il codice, con l'eccezione del quinterno originario iniziale (che reca le tavole incipitarie disponendole su un totale di sei colonne) e del f. 35 (che copia l'ensenhamen di Arnaut de Maruelh su tre colonne nel recto e su quattro nel verso): tali sezioni presentano valori difficilmente uniformabili.
Tecnica di rigaturaA secco.
Copisti1.
ScritturaLittera textualis.
La scrittura è identificata con una «gotichetta libraria italiana» da Lachin 1999: 67 e con una «gotica italiana, di modulo piccolo», da Meliga 2001: 137.
InizialiFigurate, decorate, filigranate; 3 moduli di grandezza.
Le 78 iniziali figurate recano ritratti dei trovatori, sono poste in apertura del primo testo con cui principiano le relative unità d'autore e presentano il modulo maggiore: l'altezza è compresa tra 58 e 43 mm, la larghezza va da 58 a 37 mm. A esse si uniscono 9 iniziali decorate, con la stessa funzione demarcativa, ma con misure leggermente ridotte (altezza: 23-28 mm; larghezza: 18-23 mm. Lachin 1995: 286 attribuisce la graduale riduzione delle dimensioni di entrambi i tipi di iniziali alla diversa importanza attribuita ai trovatori dai compilatori del canzoniere. Per l'elenco corretto, cfr. Avril - Gousset 1984: 15-16; per le riproduzioni a colori integrali, che mettono a confronto anche le iniziali figurate e decorate del canzoniere trobadorico I, cfr. Lemaître - Vielliard 2006: 1-187). Dal punto di vista del modulo, a questo primo gruppo se ne contrappongono, con misura decrescente, altri due: da un lato, quello delle lettere con cui si aprono le vidas e tutti i testi delle unità d'autore, eccettuato il primo; dall'altro, quello delle iniziali di ogni cobla. Entrambi questi gruppi alternano l'utilizzo del colore rosso e del colore blu e presentano filetti e bordature (sempre, nel caso del secondo gruppo; spesso, nel caso del terzo).
Presenza di oroCaratterizza le decorazioni delle iniziali figurate e decorate.
RubricheCaratterizzano le vidas e l’indicazione del nome dell’autore dei testi riportati. Ripetuta per ogni testo e accompagnata dalla numerazione del componimento, essa richiama quella delle tavole incipitarie e ricomincia con ogni fascicolo.
Mise en texteIl codice trascrive i testi come prosa, in due colonne. I versi sono separati da punti metrici, mentre le coblas sono segnalate da un piccolo spazio bianco iniziale.
Lingua dei testiOccitano.
Forma dei testiProsa, versi.
DescrizioneIl canzoniere trobadorico trasmette 645 canzoni (17 quaderni; ff. 1-137), 51 tenzoni (un sesterno: ff. 138-148) e 159 sirventesi (ultimi cinque quaderni: ff. 149-188). All’ordine gerarchico dei generi si unisce quello dei poeti: i testi sono ordinati in unità d’autore, precedute in 67 casi da vidas o razos; più importante è il trovatore, più in alto si trova nel codice e con un maggior numero di testi.
Indice dei testi
TradizioneIl codice, insieme al «gemello» I, occupa una posizione avanzata all’interno del percorso della tradizione trobadorica veneta, come testimoniano sia gli indizi di lavorazione seriale, lontana da quella di corte e d’occasione tipica della prima fase attestata nell’area, sia la forte strutturazione che caratterizza l’ordine dei testi, sia, soprattutto, l’ampliamento del corpus (lirico e prosastico): oltre alle acquisizioni relative ai corpora di Blacasset, Bertran de Born e Peire Cardenal, si segnalano quelle dei canzonieri dei genovesi Lanfranco Cigala e Bonifacio Calvo, messi in relazione con quello del veneziano Bartolomeo Zorzi. Cfr. soprattutto Meliga 2007: 307-324.
Aspetti storico-culturaliL’anticipazione nel codice della sezione dei testi dialogati rispetto ad altri canzonieri d’area veneta certifica la mutazione di gusto dei compilatori attivi negli ultimi decenni del Duecento. A questo riguardo Lachin 1999: 68 definisce il canzoniere come «testimonianza di un'epoca nella quale la poesia provenzale, in origine lirica cantata con accompagnamento musicale, era ormai praticata da tardi epigoni anche italiani, e la sua fruizione era avviata ad essere esclusivamente libresca, alimentata sia da una committenza signorile - come prova l'impianto relativamente lussuoso del codice - sia da un ceto borghese e letterato animato da intenti di ricostruzione storica della vicenda della lirica volgare, almeno nell'area di produzione».
Link esterni
BibliografiaStudi: Bertoni 1915, Canova Mariani 2008, Lachin 2008, Meliga 2001: 127-153.
Responsabile schedaAlessandro Bampa (creazione 30-1-2019; modifica 23-5-2022)