ISSN 2974-508
Atlante della Letteratura del Veneto Medievale - Scheda manoscritto
SegnaturaNew York PML M. 819
Sigla in uso nella disciplinaN (prov.)
DatazionePost 1265 - ante 1275.
La datazione è stata ed è oggetto di discussione. La datazione qui proposta tenta di tradurre quella avanzata da Mariani Canova 2008, p. 75, "agli anni sessanta-inizio settanta" del Duecento (p. 75), non in disaccordo con ciò che si trovava già in Cozzi 2004 e con quanto sostenuto già dalla stessa Mariani Canova nei suoi interventi del 2001 e del 2004; datazione mantenuta anche in Bossetto 2015, p. 92. La data 1355 riportata sul dosso della rilegatura ottocentesca è dovuta al documento contenutovi, attestante il conferimento nel 1354 della cittadinanza mantovana a Giacomino Painelli e ai suoi discendenti (su cui vd. Frasso 1974), ed è ripresa almeno da Suchier 1875, p. 49, che data il ms. a metà Trecento, e da Folena 1976, pur dubitativamente. Le principali altre datazioni sono state Harrsen-Boyce 1953, "end of the thirteenth century" (così anche la scheda dattiloscritta, non firmata, della Pierpont Morgan Library, compilata a ridosso dell'acquisizione del 1946), Degenhart-Schmitt 1980, seconda metà del Duecento.
LocalizzazioneCorte estense.
La localizzazione è stata ed è oggetto di discussione, generalmente contesa tra Venezia, Padova, Treviso e la zona tra Padova e Mantova. La localizzazione qui riportata si rifà a quanto proposto, seppure con qualche incertezza, da Mariani Canova 2008, p. 75: «non escluderei, salvo per la configurazione stilistica veneziana, la possibilità si una collocazione in ambito patavino e più specificamente alla corte estense di Monselice». Questa è dovuta al riconoscimento nell'apparato iconografico dell'influenza del Maestro, di origine veneziana, che illustrò l'Epistolario eseguito per la Cattedrale padovana nel 1259 dal canonico e calligrafo Giovanni da Gaibana: sulla questione cfr. Bettini 1968 che riconosce l'origine veneziana del Maestro del Gaibana, Valagussa 1991 che localizza N a Venezia per i suoi legami con l'Epistolario, Mariani Canova 2004 (pp. 233-234) e 2008 per la bibliografia, infine Bossetto 2015, pp. 91-93. Le caratteristiche d'ibridazione dell'apparato iconografico giustificano almeno le oscillazioni di localizzazione tra Padova (Harrsen-Boyce 1953, pp. 9-10, Meneghetti 1984), Venezia (Valagussa 1991) e l'area padovano-veneziana (Degenhart-Schmitt 1980). Per la presenza del diploma del Painelli, Folena 1976, p. 14, considera il ms. di «probabile estrazione mantovana», trovando parziale conferma nei dati interni di grafia, ma più prudentemente conclude assegnandolo alla «'area euganea', tra Mantova e Padova». Prima di lui Avalle 1993: 82, ragionando sulle stesse caratteristiche grafiche, forse di marca bolognese, suggeriva la possibilità che ciò confermasse la localizzazione padovana, a causa della numerosa presenza di amanuensi bolognesi a Padova a fine Duecento. Di localizzazione trevisana, invece, parlano Meneghetti 2001, p. 181, per «qualche pur debole spia grafico-linguistica» e la proposta affinità con le illustrazioni marginali dei mss. Saibante-Hamilton (Berlino, Staatsbibliothek Preußischer Kulturbesitz, ms. Hamilton 390, per cui cfr. Meneghetti-Tagliani 2019) e Paris, BnF, fr. 2173, che potrebbero essere stati prodotti a Treviso, e Cozzi 2004, p. 113, che mette in relazione i disegni sui margini, oltre che col Saibante-Hamilton, con gli affreschi a tematica cortese trevisani.
MateriaMembranaceo.
Numero di fogli296.
NumerazioneSono presenti due cartulazioni: la più antica, già presente al momento dell'ispezione di Hermann Suchier nel 1873, in cifre arabe a penna sul recto in alto a destra, ripete la numerazione delle cc. 7, 183 e 205, ammontando a 293 carte anziché 296 (usata già da Suchier 1875, poi da BdT).
Una cartulazione più recente, immediatamente successiva all'acquisizione da parte della Morgan Library, in cifre arabe a matita parimenti in alto a destra, è priva di ripetizioni (usata da Bühler 1947).
Fascicolazione1-38, 48-2, 5-108, 1112, 12-308, 3116, 32-358, 368-2.
La fascicolazione è stata ricostruita da Lachin 1993, che individua 37 fascicoli, tutti quaderni tranne: fasc. 4, mancante della prima c. dei diplomi 3 e 4; fasc. 11, senione forse per aggiunta di un duerno al centro di un originario quaderno; fasc. 36 (37 nella ricostruzione di Lachin), mancante del diploma centrale, che era stato lasciato bianco. Il fascicolo 31, qui indicato come composto da 16 fogli, è il risultato dell'erroneo inserimento di un manipolo di 8 cc. all'interno di un quaderno, dopo la seconda c. del diploma centrale (tra le carte .v. e .vj. del fascicolo). Il manipolo interpolato consiste oggi di un diploma e un ternione (2+6), ma era originariamente un quaderno anch'esso, il cui diploma esterno è stato ripiegato su sé stesso all'inizio. Lachin estrapola virtualmente questo quaderno dandogli il numero 34, e conta 37 fascicoli totali.
Richiami di fascicolo a c. 90v (fasc. 11) e 170v (fasc. 21) .
Dimensioni260 x 190 mm.
Tecnica di rigaturaA secco.
Copisti5. Il numero di copisti effettivo è incerto. Suchier 1875, p. 50 distingue almeno 4 mani e indica i luoghi in cui cominciano le singole mani.
La scheda dattiloscritta della Morgan Library (non firmata ma probabilmente compilata dall'allora bibliotecario C.F. Bühler) invece individua 5 mani (I: 1-21, 186v-191, 275-293; II: 21, 55, possibly 206-207, 210v-223; III: 21v-35, 47-52v, 55v-125, 129-151, 152, 249-251; IV: 35v-46v, 151v, 207-210, 252-274; V: 125v-128, 192, 22-248) lasciando comunque molte incertezze e non pronunciandosi su una larga zona del codice.
ScritturaLittera textualis.
Decorazione non testualeScene figurate. Circa 80 miniature definibili "di glossa" svolgono una funzione di commento figurativo ad alcuni passi puntuali delle poesie che corredano (segnalati da richiami ad inchiostro rosso), secondo una modalità di condensamento in immagini che è stata paragonata a quanto accade negli exempla del ms. Saibante-Hamilton 390 (per il quale vedi Goldin 1979, Meneghetti-Tagliani 2019. Per le modalità delle illustrazioni del canz. N cfr. Huot 1992 e più in generale Rieger 1985Beltramelli 2002-2003). 
Le illustrazioni si dispongono attorno allo specchio nei margini esterno e inferiore, senza interagire con lo spazio riservato al testo, e potrebbero non essere state previste inizialmente dal progetto editoriale. Illustrano i testi di 7 autori nell'Antologia Lirica: Folquet de MarseillaArnaut de MaroillRigaut de Berbezilh (primo gruppo, nei fascicoli .xviij.-.x.), Guiraut de Borneill (secondo gruppo, fasc. .xxiiij.), Gausbert de PoicibotPons de CapdoillRaimon de Miraval (terzo gruppo, fasc. .xxvij.). Generalmente le illustrazioni del secondo gruppo si presentano completate, tra quelle del terzo gruppo sono colorate ma non rifinite le immagini relative a Gausbert de Poicibot e le altre soltanto disegnate a piombo, mentre il primo gruppo è più disomogeneo, con figure in stadi di rifinitura diversi. Mariani Canova 2008, p. 74-75, le considera coeve alle miniature delle iniziali ed eseguite da un miniatore con la stessa formazione di quello, se non dallo stesso. Così anche Bossetto 2015, che a p. 91 le ritiene eseguite contestualmente alle iniziali ma colorate più tardi. Erano state considerate più tarde ed espressione di un ambiente diverso da Meneghetti 1984Rieger 1985 e in studi precedenti dalla stessa Mariani Canova.
InizialiFigurate, decorate, filigranate, spazi riservati; 4 moduli di grandezza.
Sono miniate le iniziali del primo testo di ogni sezione d'autore nella parte lirica, e le iniziali dei singoli testi narrativi o del primo testo della sezione nelle parti non liriche del codice.
Delle 46 per cui erano stati riservati gli spazi dai copisti sono state eseguite 33 iniziali miniate: 22 sulle 34 previste nell'antologia lirica, 11 su 12 nel resto del codice.
Nell'antologia lirica 18 miniature sono figurate, tutte alte circa 7 righi e larghe tra i 2/3 e i 3/4 di colonna tranne una, a c. 55r, alta 10 righi e larga 2/3 di colonna, raffigurante Folquet de Marseilla; 4 iniziali sono decorate con motivi fitomorfi: 3 hanno dimensioni simili alle precedenti e una, relativa alla sezione di Albertet a c. 127r, è di dimensioni minori: 5 righi per 1/2 colonna d'altezza. Le rimanenti 12 iniziali (tra c. 223 e c. 274) non sono state eseguite e lo spazio loro riservato è generalmente maggiore rispetto alle altre iniziali: tra gli 8 e i 9 righi d'altezza per 3/4-4/5 di colonna di larghezza, con minime eccezioni. Almeno un'altra iniziale miniata doveva essere presente nel fascicolo fuori posto contenente i testi di Bertran de Born, giuntoci mutilo.
Nella parte non lirica del codice le dimensioni delle iniziali miniate varia dai 7 righi per 2/3 di colonna ai 5 righi per 1/2 colonna. L'iniziale non eseguita della Cortz d'Amor, a c. 31r, fa eccezione con uno spazio riservato di 8 righi per 4/5 di colonna. 
Le miniature sono definite spesso "bizantineggianti". L'iniziale è su fondo in foglia d'oro con contorni di preferenza a gradoni, è formata generalmente da draghi e alcuni elementi tardo-geometrici, fitomorfi nelle terminazioni. Le volute delle lettere ricavano occhielli o spazi chiusi con fondo blu, in cui si situano i ritratti. Sono considerate esplicitamente 'gaibanesche' da Mariani Canova 2008 e Bossetto 2015 e comparate all'Antifonario Marciano (per cui cfr. Mariani Canova-Cattin 1981) e soprattutto all'Epistolario esemplato da Giovanni da Gaibana per la Cattedrale di Padova nel 1259 (Mariani Canova 2004 e 2008, Bossetto 2015). 
Le iniziali dei singoli testi diversi dal primo all'interno delle singole sezioni sono tracciate su 2 righi di altezza a inchiostro rosso o blu e filigranate con rabescature del colore opposto. Simili ma di grandezza pressoché dimezzata, e parimenti filigranate, le iniziali delle singole coblas nelle sezioni d'autore. Nelle cc. 31-46 (La Cortz d'Amor) e 223-274 (tranne che nella sezione di Bertran de Born nel fascicolo fuori posto) manca ogni decorazione, comprese le iniziali.
Presenza di oroLa prima rubrica di ognuna delle sezioni d'autore nella parte lirica, accanto all'iniziale miniata, è, a modo di titolo, di regola tracciata a guazzo d'oro per tutta la prima parte dell'antologia lirica (fascc. .viij.-.xxiiij.) con la sola eccezione della prima delle sezioni, contenente i testi di Folquet de Marseilla, mancante. A questa regola si conformano anche, fuori dalla parte lirica, le rubriche dell'enseignamen di Raimon Vidal (c. 14v), del primo dei comjatz (c. 21r), del primo dei salutz (c. 24v) e la rubrica incipitale della sezione dei partimenz (c. 275r). 
Dopo il fascicolo .xxiiij. e fino alla fine dell'antologia lirica (fascc. .xxv.-.xxxij) la rubrica incipitale delle sezioni d'autore in oro è assente.
Oro a guazzo si trova saltuariamente anche nelle illustrazioni marginali.
Foglia d'oro regolarmente negli sfondi delle iniziali miniate. .
RubricheRubriche a inchiostro rosso soltanto nella porzione lirica del canzoniere, all'inizio dei testi dal secondo in poi di ogni sezione d'autore (la prima rubrica di regola è a guazzo d'oro, quando presente), nei fascc. .viij.-.xxvij. e la prima metà di fascicolo .xxviij. In questi fascc. sono privi di rubrica attributiva i testi alla fine delle sezioni di PeirolPeire Vidal e Peire Milo, generalmente non ricondotte all'autore della sezione anche dalla critica, tutti i testi a parte i primi 3 della sezione di Daude de Pradas, benché non siano di attribuzione dubbia, e le intere sezioni di Gui d'UiselPerdigo e la successiva contenente, tra gli altri, testi di Rambertino Buvalelli
Prive di rubriche attributive, come del resto della decorazione, le cc. 223-274 (fascc. .xxviij.-.xxxiij.), eccetto ciò che resta della sezione di Bertran de Born (cc. 249r-251r).
LegaturaLegatura settecentesca, forse realizzata in concomitanza con la cartulazione a penna; la coperta è di foggia francese, in marocchino rosso e cuciture malva (così la scheda del catalogo della Morgan Library); in zaffrano rosso con impressioni dorate, sul dosso è la data 1355 (così la descrive Suchier 1875:49).
Considerati i turbamenti probabili dell'ordine dei fascicoli e l'errore palese riscontrabile al fasc. .xxxj., è molto probabile che il ms. sia circolato slegato per qualche tempo, forse perché il progetto editoriale era rimasto non terminato, come testimoniato dallo stato dell'apparato iconografico.
Mise en texteIl testo è trascritto generalmente su 2 colonne, tranne che tra 12v10 e 14v09, dove la colonna è singola. 
Le colonne contano sempre 27 righi ciascuna con l'eccezione dei fascicoli .ij. e .x.-.xij., con 28 righi; le cc. 55v-62r, con 25 righi; c. 62v con 26 righi.
I versi sono trascritti uno per rigo nelle cc. 1-46 (i testi non lirici), come prosa da c. 47 in poi (la sezione dei Descortz, l'antologia lirica e la sezione finale dei Partimenz).
Lingua dei testiOccitano.
Forma dei testiVersi.
DescrizioneIl codice raccoglie 472 componimenti poetici occitanici attribuiti, fatti salvi i 30 testi adespoti, a 90 autori. Allo stato attuale il manoscritto non esordisce con l'antologia lirica come accade comunemente per i canzonieri trobadorici, ma con una raccolta miscellanea di testi didattici e narrativi, comjatzsalutz (cc. 1-54). L'antologia lirica, inaugurata dalle poesie di Folquetto di Marsiglia, conta 35 sezioni d'autore e si estende da c. 55 a c. 274. Il codice è chiuso da una raccolta di 34 partimenz (cc. 275-293). 
Il progetto editoriale non fu portato a termine, come testimoniato dallo stato dell'apparato iconografico, e il codice dovette circolare per qualche tempo sotto forma di fascicoli non legati: da ciò dipende almeno un errore grave nella legatura, il posizionamento di un fascicolo probabilmente vagante all'interno di un altro, e forse anche il mancato rispetto della consueta gerarchia dei canzonieri, che dà la precedenza alle composizioni liriche.
Indice dei testi
Fenomeni linguistici
Fonologia
  • Consonanti: ipercorrett., ripristino di cons. sonora e vocale su cons. insonorizzata finale (salf>salve)
Grafia
  • -s- > -sc-
Commento linguisticoAvalle 1993, p. 85: «Oltre a generiche forme settentrionali il manoscritto N presenta con una certa costanza invece di semblar, semblansa e derivati scemblar, scemblansa, eccetera [...]. Il fatto che il passaggio s > sc interessi qui solo il gruppo semblar e derivati non ha ancora trovato spiegazione soddisfacente. Si può pensare ad un semplice fenomeno grafico; si può pensare anche ad un generico settentrionalismo [...]; nulla vieta di pensare infine che si tratti di un vero e proprio bolognesismo; nel qual caso s'avrebbe una ulteriore conferma della localizzazione qui sopra proposta (Padova), dato che, come è noto, numerosissimi sono stati i maestri miniatori e amanuensi bolognesi rtasferitisi a Padova verso la fine del XIII secolo».Folena 1976, p. 14: «si ha fra l'altro la grafia di s 'grassa' emiliana con sc- in scemblar e simili, un emilianismo grafico bolognese o ferrarese che non sarebbe sorprendente anche a Mantova in un'epoca di forte penetrazione culturale dal sud emiliano». Lo stesso fenomeno è citato anche da Meneghetti (Scheda VII.I.8, Ezzelini, Catalogo della mostra, 2001, p. 225) come indizio di origine trevisana giacché si ritrova anche in V4 (Venezia, B. N. Marciana, fr. Z 4 (225)).Meneghetti, ibid.: «la forma "salve" (3 cong. pres. Farai un vers pos mi sonelh, v. 20 [cc. 228r e 235r]: inaccettabile perché oltre a tutto rende il verso ipermetro), che ben si spiega come ipercorrettismo se si tiene conto che il passaggio di -v, divenuto finale per apocope, a -f è forse il tratto più tipico del trevigiano antico».
StoriaAppartenne a metà Trecento ad Andrea Painelli, il quale potrebbe averlo ereditato dal padre Giacomino, come segnalato dalla copia (inserita a c. 53v in una facciata rimasta bianca) dell'atto redatto a Kaiserberg il 5 aprile 1354 testimoniante il conferimento della cittadinanza mantovana a Giacomino Painelli e a tutti i suoi discendenti da parte dell'imperatore Carlo IV. Dopo la morte del Painelli giustiziato nel 1384 dai Gonzaga, il canz. fu incamerato dal fisco mantovano e passò alla Biblioteca Ducale dove rimase almeno fino all'inizio del sec. XVI (Frasso 1974). Lì fu utilizzato da Pietro BemboMario Equicola (Debenedetti 1911). Forse per il tramite di quest'ultimo, il canz. fu tenuto in prestito anche da Angelo Colocci, che lo confrontò con il canz. M (De Lollis 1889Pérez Barcala 2011Careri 2017).
Se ne perdono successivamente le tracce fino al XIX s., quando si trova a Tolosa nella biblioteca di Justin MacCarthy-Reagh, il quale lo presta al Rochegude. Nel 1816 è acquistato da Richard Heber, che alla fine degli anni '20 lo dà in prestito a Raynouard. Nel 1836 confluisce col numero 8335 nella biblioteca di Middlehill di sir Thomas Phillipps, dove il Mahn dovette studiarlo e trarne un indice utilizzato poi probabilmente anche dal Bartsch per il Grundriss (Suchier 1875). Da Middlehill, alla morte di Phillipps nel 1872 il codice confluisce nella biblioteca del genero reverendo John Fenwick a Cheltenham, dove nel 1873 è studiato da Hermann Suchier; successivamente passerà in eredità al nipote di Phillipps, Thomas Fitzroy Fenwick. Il 1° luglio 1946 la Pierpont Morgan Library acquista all'asta il codice, che prende la segnatura M. 819.
PossessoriAndrea Painelli, Heber, Richard, MacCarthy-Reagh, Justin, Phillipps, Thomas
Link esterni
BibliografiaEdizioni: Bardell 2002, Constans 1881, Jones 1977, Suchier 1883.
Studi: Avalle 1993, Beltramelli 2002-2003, Bettini 1968, Bossetto 2015, Bühler 1947, Canova Mariani 2008, Cozzi 2004, Degenhart-Schmitt 1980, Frasso 1974, Goldin 1979, Harrsen-Boyce 1953, Huot 1992, Lachin 1993, Mariani Canova 2001, Mariani Canova 2004, Meneghetti 1984, Meneghetti 2001, Meneghetti-Tagliani 2019, Rieger 1985, Suchier 1875, Valagussa 1991.
Responsabile schedaLuca Gatti (creazione 4-10-2019; modifica 9-8-2022). Responsabile e redattore della scheda: Nicola Ballestrin.