ISSN 2974-508
Atlante della Letteratura del Veneto Medievale - Scheda manoscritto
SegnaturaVat BAV Vat. lat. 3207
Sigla in uso nella disciplina(prov.)
DatazioneXIII sec. ultimo quarto.
Questa datazione, che trova riscontro in quella della scrittura principale del canzoniere (cfr. Careri 1990: 33), è la più alta tra quelle avanzate dagli studiosi, che non si sono mai spinti oltre la prima metà del Trecento (cfr. il prospetto dettagliato ibid.: 3).
LocalizzazioneArea padovana.
L’analisi dei lemmi in volgare delle glosse dovute al primo copista consente di localizzarne l’origine nella zona di Padova, non lontana dal corso del Brenta (cfr. Careri 1990: 289-292).
MateriaMembranaceo.
PalinsestoIl codice è palinsesto: tramite diverse tecniche di erasione, da una carta del codice originale (risalente con ogni probabilità alla metà del Ducento) ne derivano due del canzoniere trobadorico .
Numero di fogli62.
Le carte del canzoniere sono racchiuse tra tre fogli di guardia, dei quali il secondo è cartaceo.
NumerazioneDi mano tardo cinquecentesca o secentesca, arriva fino al n. 61 a causa di un errore, ovvero la ripetizione del n. 34.
Fascicolazione1-38, 5 ff., 48, 9 ff., 54, 8 ff., 4 ff.
La fascicolazione che caratterizza oggi il canzoniere è l'esito di differenti interventi. Questi, tuttavia, non sono riusciti a sanare le irregolarità, che paiono risalire  alla prima confezione del codice. Nel dettaglio, con Careri 1990: 6-28 e Lombardi – Careri 1998: 295-296, si osserva che: i primi tre fascicoli, oltre che il quinto, sono dei quaderni regolari; il quarto è composto da 5 fogli sciolti, provenienti da un fascicolo forse irregolare; al sesto appartengono 9 fogli sciolti, provenienti da diversi fascicoli; il settimo è un duerno, che si presenta come la parte centrale di un quaderno; l’ottavo è composto da un foglio sciolto e da un quaderno privo di un foglio; il nono è formato da quattro fogli, i primi due provenienti dallo stesso fascicolo, gli altri sciolti.
Soltanto i primi tre fascicoli e il primo foglio dell'ottavo presentano i richiami.
Il primo fascicolo del codice reca nel margine superiore «Primus quaternus»; in numeri romani, al centro del margine inferiore del recto delle prime carte di ogni fascicolo sono inoltre presenti le segnature, da attribuire almeno in parte alla seconda mano.
Dimensioni216 x 152 mm. «In base a un’orecchia nel marg. inferiore di c. 59, si può stimare l’ultima rifilatura del piede a mm. 3» (Careri 1990: 5).
Mise en page14 [151] 51 x 19 [43 (8) 43] 35, rr. 46 / ll. 46
numero colonne: 2
margine superiore: 14 mm
altezza specchio di scrittura: 151 mm
margine inferiore: 51 mm
margine interno: 19 mm
larghezza specchio di scrittura: 94 mm [colonna: 43 mm; intercolumnio: 8 mm; colonna: 43 mm]
margine esterno: 35 mm
numero righi: 46; numero linee: 46
Alcune carte del codice si caratterizzano per l’aggiunta di linee destinate a contenere nei margini ulteriori porzioni di testo.
Tecnica di rigaturaA secco.
Copisti3. L’individuazione e l’analisi delle mani risale a Careri 1990: 33-42 (sinteticamente ripresa da Lombardi – Careri 1998: 296-297). Il lavoro del primo copista è riconducibile a due fasi distinte: la prima corrisponde alla trascrizione della gran parte dei testi e all’inserzione, in modo irregolare, di rubriche attributive e iniziali di strofa e di componimento; la seconda concerne le rielaborazioni dei testi trascritti, l’aggiunta di glosse e commenti marginali e l’arricchimento del corpus lirico, anche tramite l’inserzione di fogli sciolti. Tale fase è stata portata avanti dal secondo copista, che si è concentrato anche sulle rubriche, sull’ornamentazione e sulla numerazione dei fascicoli. Il terzo copista, infine, ha aggiunto un testo di Uc de Saint Circ.
ScritturaLittera textualis.
Littera textualis di area italiana con tracciato corsiveggiante.
La scrittura impiegata dal primo copista durante la prima fase di trascrizione, una «gotichetta italiana di piccolo modulo», si distingue da quella che caratterizza la seconda fase, «più disordinata e veloce» (Lombardi – Careri 1998: 296), «più rapida e corsiva» (Careri 1990: 35). Gli altri due copisti del manoscritto utilizzano la stessa scrittura del primo, ma con chiari influssi cancellereschi (cfr. ibid.: 40 e 42).
Decorazione non testualeScene figurate.
InizialiDecorate, filigranate; 3 moduli di grandezza.
La grandezza delle iniziali permette di distinguere quelle che indicano l’inizio di una nuova unità d’autore (inserite in un apposito riquadro all’interno dello specchio di scrittura, con alternanza rosso-turchino), quelle destinate a segnalare l’inizio di un testo all’interno dell’unità d’autore (a margine del testo, in una colonnina apposita, sempre basate sull’alternanza rosso-turchino) e quelle con cui principiano le coblas (nella stessa colonnina e con gli stessi colori, ma con corpo minore). Tale progetto non è però stato portato a termine: la seconda mano, in particolare, non rispetta la gerarchia delle iniziali.
RubricheLa rubricazione è destinata alle vidas e alle razos e all’attribuzione dei testi. Questo secondo impiego distingue due tipi di ornamentazione: all’indicazione del nome del trovatore posta all’inizio di un’unità d’autore (che presenta lettere maiuscole e l’alternanza di lettere rosse e turchine) si contrappone quella che assegna i singoli componimenti all’interno delle unità (caratterizzata dalla presenza del solo colore rosso). Tale sistema è invertito soltanto per la prima unità (cfr. Careri 1990: 39).
LegaturaLa legatura che caratterizza oggi il canzoniere (slegato ai tempi di Barbieri) risale al periodo compreso tra il 1869 e il 1889.
Mise en texteLa presenza dei punti metrici è accompagnata da quella dell’interpunzione sintattica.
Lingua dei testiOccitano, latino, italiano.
Forma dei testiProsa, versi.
GlosseIl codice presenta 115 glosse marginali scritte in lingua latina o provenzale e con lessemi di un volgare veneto. Attribuibili al copista principale, esse mirano a chiarire il dettato dei componimenti trasmessi e si concentrano soprattutto sul corpus di Arnaut Daniel (la sua unità d'autore ha richiesto, da sola, 97 interventi a margine). Careri 1990: 249 le ha classificate individuando sei categorie: le glosse possono rappresentare traduzioni alla lettera, traduzioni con spiegazione, note storico-letterarie, note critico-testuali, note grammaticali e note metriche.
DescrizioneCanzoniere trobadorico recante canzoni (ff. 1-39, 58-60), sirventesi (ff. 40-42 e 60-61) e coblas (ff. 43-57), spesso accompagnati da vidas e razos.
Indice dei testi
Fenomeni linguistici
Fonologia
  • Vocali atone: conservazione delle vocali finali
  • Consonanti: dileguo delle occlusive intervocaliche
  • Esito di -ORIUM: -ora, -ura
Lessico
  • perdono
  • ualle
  • angastara
  • alegro
  • ouo
  • bagordo
  • mateza
  • cosa
  • cum
  • bastardo
  • alsare
  • leame
  • fersura
  • fondo
  • mi uaa
  • sapua
Commento linguisticoI fenomeni fonetici riscontrati nei lemmi in volgare contenuti nelle glosse dovute all'opera del primo copista hanno consentito di localizzarne l'origine in una zona compresa nel triangolo tra Venezia, Padova e Treviso. Il lemma leame, originariamente trevisano, presenta una diffusione anche nell’area padovana, la sola tra quelli del triangolo che conserva le vocali finali: cfr. Careri 1990: 289-292.
TradizioneIl codice rappresenta uno «scartafaccio di lavoro» (Folena 1976: 11) di un appassionato della lirica trobadorica che, sulla base di vere e proprie collationes, rielaborò i testi delle sue fonti con glosse marginali e commenti. I ripensamenti del primo copista, dovuti evidentemente all’arrivo di nuovi materiali all’interno dello scriptorium, hanno avuto come conseguenza l’introduzione di una serie di novità che isolano il canzoniere all’interno della tradizione trobadorica d’area veneta. Il disordine con cui si presentano i testi, in particolare, porta a osservare il mancato rispetto della loro partizione per generi.
StoriaIl codice appartenne a Pietro e Torquato Bembo che, tramite Pinelli, lo cedette a Fulvio Orsini; questi lo lasciò poi alla Biblioteca Vaticana. Pietro Bembo ne permise la consulatazione a Giovanni Maria Barbieri e a Ludovico Castelvetro.
Aspetti storico-culturaliLe glosse marginali testimoniano la predilezione del copista per il corpus di Arnaut Daniel, uno dei primi esempi della ricezione del trovatore in area veneta (cfr. Bampa 2015: 51).
PossessoriBarbieri, Giovanni Maria, Fulvio Orsini, Gian Vincenzo Pinelli, Pietro Bembo, Torquato Bembo
Link esterni
BibliografiaEdizioni: Gauchat – Kehrli 1891.
Studi: Bampa 2015: 51, Careri 1990, Folena 1976: 11, Lombardi – Careri 1998: 293-301.
Responsabile schedaAlessandro Bampa (creazione 31-1-2019; modifica 5-5-2022)