Segnatura | Firenze BML Pl. 41.44 |
Sigla in uso nella disciplina | A (Eneas) |
Datazione | Post 1180 - ante 1210. Codice databile alla fine del XII sec. o ai primi anni del Duecento. |
Localizzazione | La confezione del codice, il più antico testimone del Roman d'Eneas, pare ascrivibile alla Francia orientale, nonostante il persistere di qualche dubbio. Giannini 2002-2003, al riguardo, segnala pur con tutta la prudenza del caso un certo numero di alterazioni grafico-linguistiche pienamente compatibili col francese di Lombardia. Si aggiunga che la scrittura avventizia presente nel foglio finale del manoscritto, conduce decisamente in area norditaliana, trattandosi per la precisione di una traccia provenzale «vergata - e con ogni probabilità composta - da italiano in calce al testo dell'Eneas» alla fine del Duecento o, al massimo, all'inizio del secolo successivo (Giannini 2002-2003: 41). |
Materia | Membranaceo. |
Numero di fogli | 60. I 60 ff. contenenti il Roman d'Eneas sono preceduti da 4 fogli di guardia anteriori (cartacei, bianchi: il primo foglio novecentesco, i successivi tre moderni) e seguiti da 5 fogli di guardia posteriori, bianchi, di cui uno pergamenaceo e quattro cartacei (tre moderni e uno novecentesco). |
Numerazione | Numerazione moderna, in cifre arabe puntate, nel margine superiore destro di ogni foglio. |
Fascicolazione | 1-78, 84. Permangono incertezze in merito alla struttura dell'ultimo fascicolo, il più deteriorato del codice, sebbene pare sia da escludere sia che si trattasse originariamente di un ternione, sia che ne facesse parte la prima guardia posteriore pergamenacea, vista la diversa qualità di quest'ultima e il suo migliore stato di conservazione. Nel margine inferiore sottostante alla seconda colonna del verso di ogni fascicolo si trova il segmento iniziale del verso ospitato dal primo rigo delL'unità fascicolare successiva. Nel recto di ogni foglio iniziale di fascicolo è presente, nel bordo inferiore, l'indicazione tramite lettera maiuscola puntata dell'ordine progressivo delle unità fascicolari. |
Dimensioni | 187 x 135 mm. |
Mise en page | 13 [148] 26 x 9 [51 (8) 48] 19, rr. 42 / ll. 42
numero colonne: 2 margine superiore: 13 mm altezza specchio di scrittura: 148 mm margine inferiore: 26 mm margine interno: 9 mm larghezza specchio di scrittura: 107 mm [colonna: 51 mm; intercolumnio: 8 mm; colonna: 48 mm] margine esterno: 19 mm numero righi: 42; numero linee: 42 «La mise en page prevede, pur nel formato medio-piccolo, un'occupazione razionale della pagina e una discreta quantità di spazi bianchi», nonostante la ridotta misura dei margini superiore e interno e la mancata definizione dell'intercolumnio durante la rigatura
(Giannini 2002-2003: 32-33). Rigatura a mina di piombo. |
Tecnica di rigatura | A colore. |
Copisti | 1. Alla mano responsabile della copiatura dell'Eneas (molto probabilmente francese di fine Duecento o primi Trecento, professionale ma trascurata), si affianca una mano italiana più tarda che in una minuscola corsiva irregolare e non professionale lascia traccia di una composizione in provenzale nella parte di colonna rimasta libera alla fine del romanzo. |
Scrittura | Littera textualis. Gotichetta regolare, di piccole dimensioni, attribuibile probabilmente a mano francese del primo Duecento se non anche degli ultimi anni del XII sec. (cfr. Giannini 2002-2003: 34). La traccia provenzale trascritta in calce al romanzo è invece una minuscola corsiva non professionale, di modulo ampio ma irregolare. |
Iniziali | Filigranate; 5 moduli di grandezza. L'unica iniziale filigranata, posta ad apertura del codice, si estende su 4 rr. ed è in inchiostro azzurro con semplici filigrane rosse all'interno e tutt'attorno. Sono poi presenti iniziali di colore rosso e di altezza variabile (da 1 a 6 rr.), opera di un solo decoratore, nonché iniziali di verso (sempre minuscole tranne Q ed S) di misura leggermente superiore alle lettere interne e ben staccate rispetto al corpo del verso. |
Legatura | «Coperta antica, spessa e preziosa, in cuoio rosso scuro inciso, con quattro placche di metallo lavorato agli angoli (anteriori e posteriori), uno stemma in metallo al centro, una finestrella contornata dello stesso materiale in alto» (Giannini 2002-2003: 31), dove si legge il titolo, erroneo, del codice: Rime antiche in / lingua p(ro)[v]e(n)zale. |
Mise en texte | Gli octosyllabes del romanzo sono copiati un verso per rigo e trascritti su due colonne. Nonostante la ristrettezza di certi margini e l'assenza di rigatura per l'intercolumnio la mise en texte risulta chiara e ordinata e le stesse iniziali di modulo maggiore non pregiudicano la trascrizione di un verso per rigo. |
Lingua dei testi | Antico francese. |
Forma dei testi | Versi. |
Descrizione | Il codice è il più antico testimone del Roman d'Eneas. |
Fenomeni linguistici | Fonologia
Morfologia
Grafia
|
Commento linguistico | Accanto ad alcuni tratti relazionabili, con massima cautela, col francese di Lombardia, Giannini 2002-2003: 38-39 individua nella scrittura avventizia posta in calce all'Eneas alcuni fenomeni che orientano decisamente verso il Nord Italia: raddoppiamenti consonantici del tipo ualle(n)z, sonorizzazione dell'occlusiva velare sorda nel nesso cl-, uso del grafema ç per l'occlusiva palatale sorda al posto di ch provenzale. |
Tradizione | Dei nove manoscritti che tramandano il Roman d'Eneas, A (codex antiquissimus) presenta notevoli somiglianze col più tardo B probabilmente non sua copia diretta ma piuttosto riproduzione servile di un testo molto vicino al Laurenziano (Salverda de Grave 1925-1929: I, p. VII n. 1). Questo primo gruppo è latore di una «redazione equilibrata e compatta» (Giannini 2002-2003: 30), più breve rispetto ai restanti testimoni che riportano un testo variamente alterato, amplificato e/o rimaneggiato. Inoltre, mentre A e B contengono unicamente l'Eneas, il resto della tradizione manoscritta del romanzo ha l'aspetto di miscellanee, accogliendo in alcuni casi entro uno stesso codice opere anche fortemente eterogenee. |
Storia | Il codice, verosimilmente esemplato tra fine XII e inizio XIII sec. nella Francia orientale (oppure in Italia settentrionale, secondo un'ipotesi meno accreditata ma mai confutata in maniera inequivocabile), deve essere giunto al di qua delle Alpi nel corso del Trecento, come prova la presenza sul verso dell'ultimo foglio di una mano italiana, responsabile della trascrizione - o forse proprio della stesura - di un testo in lingua d'oc dalla forte patina norditaliana. Essendo presente nell'indice redatto nel 1589 da Baccio Valori e Giovanni Rondinelli, il manoscritto dovette entrare a far parte della collezione medicea già nel corso del sec. XVI (cfr. Giannini 2002-2003: 31 n. 7). |
Link esterni | |
Bibliografia | Edizioni: Salverda de Grave 1891, Salverda de Grave 1925-1929. Studi: Cormier 1974: 42-43, Giannini 2002-2003: 31-39, Mostra di codici 1957: 57-58. |
Responsabile scheda | Rachele Fassanelli (creazione 23-6-2020; modifica 5-5-2022) |